Un secolo, tre generazioni, un’unica storia.
Lucani si nasce ma cittadini globali si diventa. C’è anche chi invece nasce già cittadino globale, ma sarà sempre lucano. E’ quello che sarà il piccolo Antonio Petrozza, venuto al mondo nelle settimane scorse a Manhattan nella “Grande Mela”.
Antonio è figlio di un lucano che rappresenta quelli che definiamo “cervelli in fuga” ma che in realtà rappresentano le “nuove mobilità”; è uno di quelli che ha investito tutto se stesso e ha scommesso sul suo futuro.
Questa è la storia di Arturo Petrozza originario di Montescaglioso classe 1982 e una carriera da Top Manager globale appena iniziata nella multinazionale PepsiCo dove si occupa di strategie. Un percorso raggiunto grazie a determinazione e tanto studio. Dopo aver conseguito la maturità scientifica frequentando il “Dante Alighieri” di Matera, Arturo parte per Milano per iscriversi al Politecnico al corso di Ingegneria Gestionale. Una partenza vissuta in un’ottica di “spill-over” come dice lui stesso, ovvero: vado, imparo, cresco e porto nella mia terra quello che ho appreso. Dopo cinque anni ha già una doppia laurea, quella del Politecnico di Milano e di Torino, conseguite con il massimo dei voti. L’Alta Scuola Politecnica, l’esperienza in Svezia presso la Chalmers University of Technology gli offrono subito un’opportunità di lavoro nell’IBM nel reparto organizzazione vendite in una posizione internazionale che lo porta a lavorare nelle più grandi città europee.
L’esperienza in IBM regala ad Arturo tante soddisfazioni; alla fine del 2007 a soli venticinque anni, Arturo è tra i “Best Performer” tra i 30 neolaureati in Europa entrati nel programma internazionale della divisione commerciale.
Ma è il settore della consulenza strategica aziendale il vero destino di Arturo, che decide di lasciare IBM per lavorare nella tedesca Roland Berger Strategy Consultants con sede a Milano. Qui le esperienze non mancano, tre anni di lavoro in progetti di grandi società energetiche inglesi e banche italiane.
Sono anni vissuti pienamente con la consapevolezza di voler imparare e fare di quella esperienza le basi per un futuro da top manager globale. Arturo matura così la decisione di riprendere a studiare per acquisire maggiori competenze ed ambisce a frequentare un Master specialistico in gestione di impresa, il cosiddetto MBA (Master of Business Administration). Sa che è un obiettivo ambizioso e dedica sei mesi per la preparazione aspirando all’ammissione al Master of Business Administration alla Business School della Columbia University di New York tra le cinque business School mondiali dove hanno studiato politici e uomini d’affari importanti. L’impegno viene premiato con l’ammissione. E’ il primo gennaio del 2010 quando Arturo prende un aereo e arriva a New York.
Qui oltre al Master, Arturo fa incontri ed esperienze anche come assistente a un professore di economia, che lo arricchiscono umanamente e professionalmente. Le opportunità di lavoro non tardano ad arrivare; ben due, una per New York e l’altra per Milano. E’ l’occasione per tornare in Italia, ma Arturo sceglie l’America e la McKinsey & Company , la prima società di consulenza strategica al mondo definita la “CEO Factory” o fabbrica degli Amministratori Delegati. Termina il Master e subito dopo inizia il lavoro in McKinsey.
E’ l’inizio di una carriera da Manager nel campo della strategia che oggi lo ha portato fino alla PepsiCo. Un destino strano, perché la storia di Arturo si intreccia con quella del suo bisnonno Antonio partito da Montescaglioso per gli Stati Uniti d’America come migrante economico. La motivazione è sempre la stessa: cercare nuove opportunità e una crescita professionale tale da dare una svolta alla propria vita.
Ci sono voluti cento anni e più generazioni per racchiudere tre vite in un unico cerchio. Quella di Antonio, Arturo e del piccolo Antonio Petrozza.
Dalla Basilicata a New York passando per Ellis Island, era arrivato nei primi anni del novecento Antonio, il bis nonno di Arturo. Un lungo viaggio in nave insieme ad altri lucani in cerca di un futuro migliore con la speranza di fare ritorno a Montescaglioso al più presto. Una storia come tante, di quelle che si raccontano e si tramandano di padre in figlio, di quelle che agli occhi dei bambini appaiono straordinarie. Gli emigranti come eroi e avventurieri che affrontano ostacoli insormontabili tornando a casa vittoriosi.
Anche ad Arturo era stato raccontato il viaggio di emigrazione del suo bis nonno Antonio, una specie di eredità genetica; allora Arturo non sapeva che il destino lo avrebbe portato in quegli stessi luoghi esattamente cento anni dopo, in situazioni e condizioni diverse.
Oggi ha davanti a sé un radioso futuro in una terra che lo ha accolto otto anni fa. E’ uno dei tanti giovani talenti lucani, un’eccellenza, un lucano orgoglioso di aver avuto un bisnonno emigrante. In America Arturo ha costruito una famiglia e da poco è diventato genitore. Un segno del destino, un cerchio che si chiude o che semplicemente ci dice che siamo davvero cittadini del mondo; andiamo, torniamo, mettiamo nuove radici e conserviamo valori e identità. Arturo non si definisce un emigrante e neanche un “cervello in fuga”, ma un “cittadino globale” sempre in movimento e legato alle sue radici. Ritorna in Basilicata ogni volta che può per respirare l’aria di casa, ritrovare gli affetti e gli amici. Alla domanda se un giorno ritornerà nella sua Montescaglioso, Arturo risponde che ciò probabilmente non accadrà nei prossimi anni, dal momento che la sua carriera è appena iniziata. Tuttavia si dice pronto a mettere a disposizione il suo know-how incontrando giovani studenti e professionisti del suo piccolo paese in Lucania. Un modo per restituire, per costruire un ponte, per continuare a crescere.
Maria Andriulli
ARTICOLO PUBBLICATO SU MONDO BASILICATA PERIODICO DEL CONSIGLIO REGIONALE DI BASILICATA